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giovedì 11 ottobre 2007

Internalizzazione delle aziende


Può sembrare strano che in un qualsiasi appartamento disperso in un'enorme cittadina come Milano 5 coinquilini, che ormai si reputano una famiglia tante sono le cose vissute insieme,possano parlare di tale argomento... ed invece è tutto vero.
Finisco ora di sbattere la tovaglia alla finestra (ovviamente stando bene attenta a non farmi notare dagli altri inquilini del palazzo poichè sto eseguendo un'azione vieteta dal regolamento condominiale) dopo una cena iniziata molto presto e finita allegramente tardi... il tutto mangiando dell'ottima mozzarella di bufala piemontese, le famosissime salamelle, con dell'ottimo riso in bianco ( eh si... a volta può essere ottimo anche un po' di riso..basta avere fame!).
Argomento della conversazione la possibilità di saper sfruttare l'estero come risorsa degli imprenditori italiani. Ora non sto a dilungarmi, ma tutti d'accordo ( e ci tengo a precisare che al tavolo erano seduti : una laureata in scienze motorie, due architetti, una quasi ingeniere biomedica e una laureata in relazioni pubbliche) che gli imprenditori italiani devono smetterla di dare colpe all'esterno ( tra cui possiamo fare un nome: Stato) di aver paura dell'invasione cinese e soprattutto di pensare in piccolo...ai prossimi due anni...
è ora che la classe imprenditoriale italiana smetta i panni del "quel che mi va bene è mio, quel che mi va male è colpa di terzi" e si rimbocchino le maniche:

sappiano leggere e vedere la propria azienda nel futuro (per lo meno il 2020 dovrebbe contare per loro come l'estate prossima)

sappiano ammettere che noi italiani sappiamo fare molte cose molto bene, ma che ce ne sono anche altre che non ci vengno altrattanto egregiamente

sappiano sfruttare l'estero per le piccole cose che si possano delegare...ovvero gli oggetti industriali, di lavoro a catena( passatemi questa terminologia) quelle piccole cose che sono uguali per tutti in tutto il mondo e sappiano sfruttare determinati costi bassi che per esempio ci sono nei paesi lontanio e più poveri

sappiano mantenere l'artigianato in Italia... perchè solo da noi esistono quelli che si possono chiamare artigiani, e solo da noi esistono determinati nomi, marchi, simboli

sappiano aver la coscienza di non essere troppo campanilisti e ottusi e sappiano sfruttare (energia per esempio) altrove le risorse dove costano meno

sappiano pensare in grande, in un'ottica di apertura verso le nocità del modno che va avanti e di non fossilizzarsi sulle proprie metodiche, proprie convinzioni (uno può campare cent'anni con lo stesso prodotto , ma poi quando ad un tratto si trovasse inn crisi come fa a sapere cosa può funzionare in quel momento..)

sappiano essere onesti e sinceri con se stessi, i propri dipendenti, con lo stato.

basta guardare al proprio orto. basta saper solo criticare. basta non essere propositivi. basta non saper tramutare in opportunità quello che al momento ci spaventa.


due dita di testa e un po' di cuore è la ricetta


P.S:che dite... stiamo impazzendo? siamo solo dei sognatori?

1 commento:

Anonimo ha detto...

Io sto all'Italia come le barche stanno alla montagna (Q8 permettendo) il mio futuro è estero. Garantito.

Aloha!

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